Guida alla fotografia - parte 3: l'esposizione

Guida alla fotografia - parte 3: l'esposizione

di Matteo Cervo , pubblicato il

“Nella terza puntata della nostra guida fotografica in cinque puntate affronteremo il tema dell'esposizione. Un breve viaggio che andrà dalle prime camere stenoscopiche ai diaframmi, dalle sensibilità ISO delle vecchie pellicole a quelle dei moderni sensori digitali. Una guida per districarsi tra latitudine di posa, controluce e tempi di sicurezza”

Introduzione

Questa guida è la terza di cinque puntate, pensate come supporto agli utenti che si addentrano per le prime volte nel mondo della fotografia digitale. A questi indirizzi potete trovare la prima e la seconda puntata di questa guida, che vogliono essere un aiuto per chi deve scegliere la prima fotocamera, e per chi si avvicina per la prima colta al concetto di inquadratura. Nelle prossime settimane seguiranno altri articoli con diversi temi:

  • Profondità di campo e istogrammi
  • Struttura delle fotocamere reflex

Fotografare significa scrivere con la luce, essa è l’elemento caratterizzante la fotografia. Si può avere una predisposizione naturale nel comporre inquadrature e chi la possiede è di certo fortunato, risparmia metà del lavoro; purtroppo non si può nascere con il dono dell’esposizione. Esporre correttamente significa valutare la giusta quantità di luce che deve impressionare la pellicola/sensore per ottenere la più fedele riproduzione della situazione reale senza bruciare le alte luci e senza annerire le basse luci.

Si cercherà in questo tutorial di introdurre i concetti necessari in maniera sequenziale, di modo che il livello tecnico sia via via crescente e permetta anche ai neofiti di ottenere un quadro completo che abbia una consequenzialità logica.

Agli albori della fotografia le fotocamere erano delle camere stenoscopiche in miniatura: scatole di legno completamente sigillate tranne che per un foro su di un lato, il quale permetteva il passaggio della luce; questa ultima colpiva la lastra di vetro e sali d’argento che fungeva da pellicola registrando l’immagine che su essa veniva proiettata.

Quanta luce doveva entrare nella camera per ottenere una esposizione corretta? Né troppo chiara, né troppo scura. Si doveva lavorare per tentativi poiché le lastre di registrazione erano preparate artigianalmente ed ognuna era diversa dalle altre. Il fotografo poteva gestire un unico parametro: il tempo. Il tempo in cui lasciava aperto il foro e permetteva il passaggio della luce. Lasciare aperto il foro per molto tempo significava fare una lunga esposizione ovvero far entrare nella camera più luce. La pellicola rimaneva impressionata maggiormente. Lasciare aperto il foro per poco tempo significava fare una breve esposizione ovvero fare entrare nella camera meno luce. La pellicola rimaneva impressionata di meno.